Critica Metropoli 2017

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CECILIA SPETIA
METROPOLI – Marina Baciocchi

Guardando la tela dal titolo “Metropoli” mi vengono in mente alcune parole usate dal grande critico d’arte Giulio Carlo Argan che per descrivendo l’opera di Hans Hartung parla di poetica del gesto deciso, rapido esatto senza possibilità di ripensamento: “Della spazialità indefinita del fondo il segno tracciato dal gesto fa uno spazio che ha la misura e la struttura dell’azione”.

Ecco osservando “Metropoli” da una giusta distanza anche il soggetto può presentare una lettura su più piani. Da una parte l’immagine di una grande città in cui i tratti marcati delle linee suggeriscono il suo movimento inarrestabile e continuo di uomini e cose; ma allontanandosi ancora un po’ dalla tela gli alti grattaceli, moderne torri dello spazio collettivo, sembrano rispecchiarsi in una quieta baia color ruggine ancora addormentata in un tempo indefinito.

Il segno nero domina e attraversa deciso la tela fondendosi e distanziandosi dagli altri segni dalle tonalità ruggine, rossastra e bruna; esso compone la trama di uno spazio in cui ritroviamo la dimensione attuale del nostro tempo in cui le vite umane si incontrano, si scontrano o si estraniano nel vivere quotidiano; tutto ciò che “ si vive diventa materia: dunque la materia è memoria qualcosa di nostro che si estrania da noi ed esiste per conto proprio” (G.C.Argan).

Metropoli nell’impasto di immagine e materia prendendo le mosse dall’astrattismo informale, condensa e suggerisce in segni essenziali quell’idea di alienazione urbana in cui però è ancora possibile oltrepassarne i confini con uno sguardo poetico.

Metropoli – anno 2017