– Marina dove è nata e cresciuta?
Sono nata e cresciuta a Roma, e ho avuto un’infanzia turbolenta. All’età di 32 anni ho iniziato a frequentare i seminari di Analisi collettiva, tenuti dallo psichiatra Massimo Fagioli, in via di Roma libera a Trastevere, una ricerca umana altamente scientifica e artistica. E la mia vita è cambiata. Un’ esperienza unica e irripetibile di cura, formazione e ricerca per migliaia di persone, una scelta di vita che mi ha permesso di realizzare la mia identità umana e artistica.
– Da dove viene la tua scelta di utilizzare gli acquerelli ?
Ho usato tutte le tecniche pittoriche, e da circa quattro anni ho scoperto gli acquerelli. Hanno una morbidezza e una trasparenza che le altre tecniche non consentono.
L’acquerello permette di esprimere le mie sensazioni. Quando sono forti e irruenti, il colore è più denso e la linea più decisa. Diventa trasparente, armonico e delicato quando sono più pacate.
– Secondo te Marina che cosa lega la poesia e la letteratura di Gramsci alla pittura?
La passione, la vitalità di un grande uomo che sapeva amare le donne, i bambini, gli umili. Scrittura, poesia come linea, colore come rapporto. Per me la pittura è poesia, leggendo “La cartolina di Gramsci” di Noemi Ghetti ( ed. Donzelli), ho anche scoperto che Gramsci amava la pittura delle avanguardie, e che lui stesso amava disegnare.
– Nella Mostra che si inaugurerà a Roma “Tra amore e rivoluzione: lettere di Antonio Gramsci” per la cura di Federica Fabrizi, come riesci ad esprimere il tema della passione di questo grande uomo italiano, sia la passione politica e per ogni individuo che la passione personale per la sua famiglia?
Trovando di volta in volta, a partire dalle sue parole mai scontate, sempre forti ed umanissime, una fusione tra pittura e scrittura, tra colore e linea. In un dialogo che, a un secolo di distanza e nella grave crisi delle ideologie del Novecento, continua a parlare al di là delle frontiere, agli oppressi di tutto il mondo.